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01 Apr 2012
Vanzan-DonneAllahLe Donne di Allah

Viaggio nei femminismi islamici
di Anna Vanzan

Editore Bruno Mondadori, Milano, 2010 - collana Presente storico
ISBN: 9788861594692
pp. 178


Nel 1991 una teologa afro-americana convertitasi all’islam, Amina Wadud, ha fatto scalpore pubblicando un testo intitolato Donna e Corano:il sacro testo riletto secondo la prospettiva di una donna. La Wadud e altre donne musulmane, sparse nel mondo, che si dedicano ad una nuove ermeneutica del Corano sostenendo che la religione islamica sia perfettamente compatibile con i diritti delle donne, vengono comunemente definite “femministe islamiche”. L’espressione, che ha cominciato a circolare agli inizi degli anni 1990, è un’etichetta di comodo, una sorta di definizione ad ombrello che comprende le diverse strategie messe in atto dalle musulmane che sostengono la piena compatibilità tra la religione islamica e il raggiungimento dei diritti delle donne.

 

Mentre appaiono le prime analisi del fenomeno nel mondo arabo, vi è scarsa attenzione per la intensità e rilevanza che esso assume nel resto del mondo islamico, come quello iraniano, turco, indonesiano, malese e balcanico, dove invece il “femminismo islamico” viene coniato in modo originale, rivelandosi quale elemento propulsore di profondo cambiamento nei rapporti tra i generi e nelle società.


Introduzione

[…] Il nostro viaggio, portandoci tra donne di fede musulmana che si battono per i loro diritti secondo varie modalità, ci aiuta a scoprire che non siamo però in presenza di un movimento omogeneo, ma, piuttosto, di varie forme di femminismi islamici’ articolati secondo scuole di pensiero e/o movimenti diversi, e si auspica di chiarire che cosa stia accadendo all’interno dell’universo femminile musulmano, da sempre visto attraverso il filtro dei nostri stereotipi animati tanto da eurocentrismo quanto da relativismo culturale. Ovviamente, nella piena consapevolezza dell’impossibilità di riflettere la realtà completa di tutti i movimenti delle musulmane sparse nel mondo: il dibattito internazionale peraltro è già saturo di saggi e dibattiti che usano categorie assolute e perentorie sul tema ‘donne e islam’. Qui si cerca solo di offrire un quadro di alcune, seppure assi significative, tendenze nell’ambito dell’attivismo femminile musulmano in materia di diritti. (pp. 2-3)

La situazione in Turchia
[…] Il velo non cela, però, la questione fondamentale, ossia la sostanziale sperequazione di trattamento tra uomo e donna in uno stato il cui corpo delle leggi che riguardano i diritti femminili è - in teoria - il più moderno di tutto il mondo islamico, tanto da aver spesso fatto escludere la Turchia da molti studi su ‘genere e islam’ proprio perché considerata ‘anomala’, essendo per definizione uno stato musulmano le cui leggi ed ordinamenti statali sono tuttavia secolarizzati secondo il modello occidentale.

La Turchia è amministrata in base a codici modellati su quelli europei (svizzero e italiano) e costituisce, solo per portare l’esempio più eclatante, il primo paese a maggioranza musulmana a vietare la poligamia sempre e incondizionatamente. Al contempo, però, la modernizzazione delle leggi non è stata seguita da un pari cambiamento della mentalità della società che rimane patriarcale e maschilista in alcuni campi cruciali quali quello dell’istruzione, del lavoro e dell’amministrazione della giustizia. Le statistiche parlano chiaro: la Turchia è al 17° posto mondiale per quanto riguarda lo sviluppo economico, ma solo al 105° posto fra i 115 paesi considerati nella Mappa Mondiale di Genere. La percentuale di donne istruite è sotto di oltre il 12% rispetto agli uomini, con un incredibile record di oltre sette milioni di donne analfabete nel paese: non sorprende, dunque, che le turche rappresentino solo il 27% della forza lavoro.

[…]

La proibizione ad indossare il velo, quindi, pare configurarsi come una sorta di barriera generale per impedire alle donne di accedere all’istruzione. Se così fosse, paradossalmente, si avvererebbe il contrario di quanto avvenuto nella repubblica Islamica d’Iran, dove l’obbligo del velo era (è?) teso ad escludere la partecipazione femminile alla vita pubblica, mentre in Turchia è il divieto a velarsi che tende a limitare l’ingresso delle donne alla vita scolastica e lavorativa. (pp. 69-71)


Reti transnazionali. Il femminismo attraverso internet
E’ un verità scontata affermare che internet abbia rappresentato una rivoluzione anche per i movimenti femminili in seno all’islam. E ciò non solo e non tanto perché moltissime organizzazioni si servono di un sito per far conoscere le proprie iniziative, aggregare possibili socie, creare un ponte con associazioni che lavorano per gli stessi obiettivi; o perché alcune attiviste lanciano proposte e temi di discussione via blog, ma soprattutto perché il web costituisce la stessa struttura associativa di alcuni gruppi operanti nell’ambito dei ‘femminismi islamici’.

Un caso eclatante è rappresentato dalle Sisters in Islam, l’associazione malese che abbiamo già incontrato quale gruppo animato anche dall’infaticabile Zeinah Anwar (cap.7). Esaminiamo  ora questa struttura, il suo funzionamento e la sua propositività nell’ambito del ‘femminismo islamico’.

Come detto, le Sorelle nell’Islam (SIS) si sono costituite come gruppo a fine anni ’80: l’apertura di un sito internet in quell’epoca relativamente libera da censura ha consentito la creazione di un’arena di discussione su temi quali i diritti delle donne e le discriminazioni nei loro confronti, oltrepassando le profonde divisioni geo-politiche tipiche del contesto malese.

La Federazione Malese, infatti, non solo è divisa in diverse realtà geografiche separate da bracci di mare, popolate da gruppi etnici, linguistici e religiosi diversi; ma pure il consistente gruppo dei musulmani è frazionato territorialmente e giuridicamente. Ad esempio, i due stati maggiormente conservatori, ovvero Kelantan e Terengganu, in cui il Partito Islamico malese (PAS) si è imposto fin dagli anni ’90, si sono distinti per aver introdotto leggi di genere ancor più restrittive di quelle adottate da altri stati della confederazione malese.

(pp. 139-140).

 

Indice del libro

Introduzione

1. Voci arabe

2. Le deluse dalla Rivoluzione

3. Due donne, due modi di interpretare i diritti di genere

4. Femminismo, religione e stampa

5. Attiviste turche fra la crisi del kemalismo e il nuovo corso islamico

6. Cosi vicine, così lontane

7. Dalla periferia al centro: femministe malesi e indonesiane

8. Emigrate e convertite

9. Ritratto di una femminista islamica

10. Reti transnazionali. Il femminismo attraverso internet

11. Riflessioni finali

Glossario

bibliografia

 

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